Abbiamo avuto l'occasione di leggere una poesia che ci è particolarmente piaciuta perché, come il nostro blog, volge con rimpianto lo sguardo verso il passato.
L'autrice, Grazia Romandini, è una corropolese d'adozione.
La musa della sua vena poetica è la nonna "stupenda donna, di un'umiltà unica e rara. Aveva sofferto tanto, ma non lo dava mai a vedere. Non si tirava indietro mai, nemmeno quando è arrivata "la spagnola", la terribile epidemia che ha sterminato migliaia di giovani. Era diventata completamente cieca in tarda età, occhi che non vedono più il presente ma rivedono vivido il passato".
L'autrice, Grazia Romandini, è una corropolese d'adozione.
La musa della sua vena poetica è la nonna "stupenda donna, di un'umiltà unica e rara. Aveva sofferto tanto, ma non lo dava mai a vedere. Non si tirava indietro mai, nemmeno quando è arrivata "la spagnola", la terribile epidemia che ha sterminato migliaia di giovani. Era diventata completamente cieca in tarda età, occhi che non vedono più il presente ma rivedono vivido il passato".
Grazia ha arricchito questo suo componimento con immagini trovate su internet e con foto di corropolesi.
La donna che compare nell'immagine è sua madre, di 90 anni.La voce recitante è la sua.
Potete ascoltare la poesia cliccando QUI o sull'immagine.
SI CANTAVA
La poltrona avvolge quel corpo stanco e curvo
la pelle rugosa e sottile
le mani incrociate sul grembo.
Racconti barlumi di ricordi,
ricordi che riempiono gli occhi,
occhi che non vedono più il presente
ma rivedono vivido il passato.
Si cantava
lungo strade di terra e sassi
con solchi scavati d'acqua piovana
mamme a piedi nude e gonne lunghe.
Si cantava
tra pinciaie in costruzione
con le mani impastate di fango
aspettando semplici merende.
Si cantava
con le ciambelle di fazzoletti arrotolati
per le conche di rame martellato
o ceste di vimini intrecciato.
Si cantava
tra l'acqua fredda del fiume
che scorreva tra sassi arrotondati
inzuppando lenzuola tessute.
Si cantava
tra falci danzanti nei campi
che mietevano piante di oro sfumato
dall'alba al tramonto.
Si cantava
le sere d'estate
sulle scalinate ripide di pietra e porticati,
riparo di ordite corone colorate.
Si cantava
davanti a camini scoppiettanti
sotto pentole di rame sospese
ricolme di verdure galleggianti.
Si cantava
in un'epoca passata
fatta di stenti sacrifici e povertà
ma si cantava, piccola mia
ora non più.
Grazia Romandini
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