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martedì 13 agosto 2024

LA MADONNA RESTAURATA


🔘 Il 22 giugno 2019 la statua lignea della Madonna di Mejulano (che viene portata in processione la mattina del 15 agosto), è stata riconsegnata alla comunità corropolese. Era stata affidata alle cure del FAI per un suo restauro.
In quest'occasione è stato diffuso un depliant che riproduciamo integralmente.


LA MADONNA DI MEJULANO

La Madonna di Mejulano è una scultura lignea policroma e dorata, il cui nome maiuma è riferito a feste romane dedicate alla dea Flora: secondo un rito antico in uso per la Pentecoste dai Benedettini, si facevano scendere sui presenti petali di rosa e si consegnavano doni votivi. La statua è stata realizzata per l'abbazia di Mejulano e nel 1807, dopo la soppressione del convento, fu trasferita nella Chiesa di S. Agnese.
L'opera si colloca nel XIV sec. ed è attribuibile ad un artista locale: raffigura una Madonna con Bambino, dai manti decorati con foglia d'oro zecchino; i soggetti sono stati inseriti alla fine del '700, in un ricco tronetto di stile rococò, con volute e cherubini, decorato con foglia d'argento meccato.
La statua ha la rigida frontalità e ieraticità romaniche, tuttavia l'eleganza formale sembra appartenere al gotico. Il Bambino, nella mano sinistra, ha un globo, attributo al Redemptor mundi, mentre con la mano destra benedice.
La Madonna e il Bambino hanno corone in rame argentato e sbalzato, aggiunte nel XIX sec.
L'opera ha da sempre un grande valore pastorale per la comunità corropolese, che la festeggia ogni 15 agosto.

Com'era la statua prima del restauro

LE INDAGINI DIAGNOSTICHE

Per conoscere meglio tecnica e materiali utilizzati dall'artista, prima di iniziare l'intervento di restauro sono state eseguite sull'opera diverse indagini diagnostiche quali:
- fotografia in luce ultravioletta
- spettrofotometria XRF (fluorescenzadi raggi X)
- spettroscopia infrarossa (FTIR)
- radiografia


L'INTERVENTO DI RESTAURO

Il restauro è stato di tipo conservativo, mirato quindi alla preservazione essenziale dell'opera e all'arresto del degrado in atto, con riproposizione estetica, senza intervenire con operazioni più invasive e profonde, in virtù dell'alto valore devozionale che il manufatto riveste per la comunità corropolese, e del fatto che esso non è musealizzato.
L'opera, nel corso dei secoli, è stata oggetto di numerose modifiche e rifacimenti, strutturali ed estetici, che, sebbene abbiano notevolmente alterato l'assetto originario del pezzo, sono, allo stesso tempo, emblematica testimonianza delle attenzioni e devozione che la statua ha da sempre avuto da parte dei fedeli di ogni epoca storica. Ragion per cui, in fase di restauro, si è deciso di conservare tali modifiche, segno del passaggio dell'opera nel tempo, evitando così di riportare il manufatto all'origine e riproporlo alla Parrocchia con sembianze decisamente diverse e con ampie porzioni mutile, anche in virtù del fatto che le parti originali superstiti, contano minimi lacerti di decorazione.
L'opera ha quindi subìto un intervento di pulitura meccanica, fisica e chimica, seguito da un accurato consolidamento degli strati pittorici decoesi e tendenti al distacco. Infine, è stato eseguito il restauro pittorico, consistente nella stuccatura delle lacune maggiori, e successiva reintegrazione cromatica, in tecnica mimetica e riconoscibile (puntinato). Le lacune minori sono state lasciate a vista, quando in armonia con l'insieme, sempre in virtù del "minimo intervento", filo conduttore che ha guidato dall'inizio questo progetto.
L'intervento è stato eseguito dallo Studio di Restauro di Valentina Muzii di Teramo e diretto da Antonella Leopardi e Gabriella D'Ippolito, funzionari della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell'Abruzzo.
Eccedendo il prestigio indiscutibile dell'antichità, la Mejulana trova pienezza di senso nell'essere stata (e nell'essere ancora) immagine sacra, un'immagine cioè destinata ad interagire con l'esperienza religiosa di una comunità. Pertanto, interventi come quello compiuto per la conservazione del venerabile Simulacro e la sua riconsegna alla città di Corropoli, hanno buona probabilità di restare nella memoria collettiva perché il sentimento di pietà suscitato è condiviso ed è espanso nel tempo di generazioni che ancora si trovano solidali in un gesto religioso, che è ancora culturale ed identitario.
Da tanto emerge la portata reale di questo momento, voluto fortemente e sostenuto dalla Delegazione FAI Teramo, alla quale esprimo i più sinceri ringraziamenti.
Filippo Lanci
Direttore Ufficio Diocesano
per i Beni Culturali Ecclesiastici


La Delegazione FAI di Teramo è impegnata da tempo nella conservazione e nel recupero di opere d'arte del territorio, svolgendo una costante azione di sensibilizzazione presso potenziali sponsor privati e promuovendo raccolte fondi presso i cittadini. In particolare l'attenzione del FAI è andata a quelle opere che, in cattivo stato di conservazione, sono legate alla devozione e alla memoria delle comunità cui appartengono: la Madonna di Mejulano di Corropoli ne è l'ultimo e più importante esempio. Il restauro conservativo consentirà di salvaguardarne l'integrità e di restituirla alla sua funzione pastorale.
Il FAI ringrazia per il sostegno Giuseppe Olivieri di NOGs, Eurocarbo, i cittadini di Corropoli che hanno dato il loro contributo, il parroco don Ennio, e l'Amministrazione Comunale che in occasione delle GPF18 hanno condiviso l'iniziativa. Un grazie particolare va al Sac. Filippo Lanci, Direttore Ufficio Beni Culturali della Diocesi Teramo-Atri e alla Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio dell'Abruzzo che ci hanno accompagnato con preziosi consigli e assistenza nel percorso di recupero; al Prof. Lucio Petrizzi, Facoltà di veterinaria UNITE, per le radiografie sull'opera.
Giovanna Marinelli
Capodelegazione FAI Teramo

CLICCANDO QUI il filmato del restauro.

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