IL BLOG DEL RICORDO... DALLA PARTE DEL CITTADINO

giovedì 29 febbraio 2024

TRADIZIONI SCOMPARSE


Mò ch'arriv' marz'
dov' t'ncontr' t'ammazz'
crucchje quà, crucchje là
tutt' li crucchje là a .........

Io la ricordo così.
Questa specie di filastrocca o di scongiuro si concludeva col nome di una casata contadina (a piacimento) e faceva parte di un rito agreste che si celebrava nella notte di passaggio tra febbraio e marzo.
Veniva denominato "lu scaccia crucchje" e serviva a scacciare li crucchje (piccoli roditori di campagna - in italiano arvicole) che spesso mandavano in rovina i raccolti perché, scavando gallerie, riuscivano a raggiungere le radici e il midollo delle piante. Nella campagna di mio padre prediligevano in maniera particolare i carciofi.
Il rito "d' lu scaccia-crucchje", per noi bambini degli anni '50, diventava un gioco divertentissimo. Battendo coperchi di pentole, barattoli e quant'altro potesse produrre rumore si girava per la campagna recitando la filastrocca.




Anche Rita Ciafré ci invia un suo ricordo di filastrocca:

Crucchje a fratt', crucchje a fratt'
Ca d'ma è lu prim' d' Marz
tand' n' trov' e tand' n'ammazz'
c' m'ttem' na forc' d' spì
tutt' li crucchje iò Chiappì.

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