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𝐋𝐚 𝐟𝐢𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐜𝐢𝐜𝐥𝐨.

L’Amministrazione di Corropoli che negli anni passati era assurta a riferimento da imitare per tutta la vallata, il famoso “modello Corropoli”, è ormai a fine corsa e con essa sta trascinando giu tutto quello che le ruotava attorno, Pro Loco e associazioni culturali e sportive.

A Corropoli sembra tutto finito, dal calcio alle manifestazioni estive, tutto perduto, dal Liceo alla Badia, tutto in decadenza, da Piazza piè di Corte alle attività commerciali, tutto sottotono, dalle pratiche di culto alla vita sociale.

Cos’è successo?

Può essere solo colpa della pandemia, come si sente stancamente ripetere?

È vero, il Covid ha colpito profondamente tutte le città e tutti i paesi, piccoli e grandi, ma in tutte le comunità adesso c’è voglia di ricominciare, ovunque si lavora per ritornare alla normalità. Bisogna ripartire, questo è l’imperativo … ma non a Corropoli.

Tutti sono stati segnati dalla pandemia, Corropoli uccisa.

Che peccato abbiamo fatto?

𝐈𝐥 𝐏𝐚𝐥𝐢𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐢 𝐟𝐚 perché “Cosa succederebbe se gli spingitori si ammalassero proprio il giorno prima della gara? Cosa succederebbe se i bambini diventassero positivi proprio a causa degli allenamenti?”

Niente, non succederebbe proprio un bel niente, almeno niente di grave: ci sarebbero delle riserve, anche solo due tre a disposizione di tutte le contrade e i bambini non correranno più rischi di quelli che corrono attualmente andando a scuola o praticando sport.

Non mi sembra siano rischi così drammatici per non rifare il Palio.

Perché non si sono chiesti, insieme all’Amministrazione comunale ed i capi contrada, i rischi di non farlo il Palio?

Perché sul piatto della bilancia non hanno messo tutto per una corretta valutazione?

Perché solo i “contro” e neanche un “pro”?

Perché non si sono chiesti, insieme all’Amministrazione “puntuale e disponibile” (ma puntuale su che, disponibile a che?), che ne sarà di questo paese abbandonato dagli uomini e dimenticato da Dio?

𝐌𝐚𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐨𝐠𝐠𝐢 𝐜𝐢 𝐬𝐚𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐛𝐢𝐬𝐨𝐠𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐨 𝐝𝐢 𝐫𝐞𝐧𝐢, 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐢𝐦𝐩𝐞𝐭𝐨 𝐝’𝐨𝐫𝐠𝐨𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐢𝐬𝐨𝐥𝐥𝐞𝐯𝐚𝐫𝐜𝐢, 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐢𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐜𝐢 𝐥𝐚 𝐧𝐨𝐫𝐦𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚̀, 𝐩𝐞𝐫 𝐭𝐨𝐫𝐧𝐚𝐫𝐞 𝐚 𝐯𝐢𝐯𝐞𝐫𝐞…

Perché la festa del 21 di Maggio si fa a livello di chiesetta di campagna? In questo caso non sembra ci siano preoccupazioni per il covid, visto che si fa, e allora perché non farla come prima?

Perché non si è fatta la raccolta dei soldi per un cantante noto come sempre si è fatto?

Della sagra non vale la pena neanche parlarne.

La verità è che c’è dell’altro oltre al covid: è che 𝐞̀ 𝐟𝐢𝐧𝐢𝐭𝐨 𝐮𝐧 𝐜𝐢𝐜𝐥𝐨, glorioso quanto si vuole, ma è finito.

𝐄̀ 𝐨𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐠𝐢𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐩𝐚𝐠𝐢𝐧𝐚, è ora di ripartire con un nuovo e costruttivo spirito, dalle associazioni alla politica, da destra a sinistra, dai giovani agli anziani: Tornare a quello che eravamo, e se possibile, anche meglio.