Nel 1968, in mezzo alla campagna della piana della Montagnola, tra filari di ulivi, una strada imbrecciata conduceva alla prima fabbrica di Corropoli. Si chiamava "Alcor", acronimo di "alluminio Corropoli".
Da un articolo de "Il Mezzogiorno" del 20 febbraio 1974 veniamo a sapere che l'Alcor, dopo pochi mesi di attività, aveva chiuso i battenti e i comunisti del luogo, con un manifesto, accusavano la DC di incapacità.
In risposta la DC aveva promosso un pubblico dibattito sul tema: "L'Alcor e la industralizzazione di Corropoli" nella sala (affollatissima) del cinema Italia.
Il dibattito si fa teso. Da una parte intervengono Carino Di Addezio (PCI), Nino Di Monte (MSI) e Gabriele Franceschini (ex dipendente Alcor) che accusano l'amministrazione di aver sostenuto un'iniziativa destinata al fallimento.
Il dibattito si fa teso. Da una parte intervengono Carino Di Addezio (PCI), Nino Di Monte (MSI) e Gabriele Franceschini (ex dipendente Alcor) che accusano l'amministrazione di aver sostenuto un'iniziativa destinata al fallimento.
In risposta intervengono Guido e Primo Rosati (assessori DC) e il sindaco Gaetano D'Annuntiis.
Negli anni '70 l'atmosfera politica che si respira a Corropoli è piuttosto simile a quella che si respirava a Brescello, il paese di don Camillo e Peppone.
Negli anni '70 l'atmosfera politica che si respira a Corropoli è piuttosto simile a quella che si respirava a Brescello, il paese di don Camillo e Peppone.
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