Mi chiamo Ennio Bontà, sono di Corropoli e, come tanti altri cittadini onesti, sono stato vittima di una truffa legata agli incentivi del Conto Termico elargiti per conto dello Stato dal GSE Gestore Servizi Energetici.
Nel 2018, affidandomi a un tecnico apparentemente qualificato, ho presentato domanda per accedere agli incentivi previsti. Ho pagato 250 euro per la pratica, senza ricevere alcuna ricevuta — già allora qualcosa non mi tornava.
Avevo acquistato due stufe a pellet, anticipando 3.500 euro. Dopo circa 25 giorni, ho ricevuto un rimborso di 2.016,80 euro sul mio conto corrente. Tutto sembrava regolare: la domanda era stata accolta, l’incentivo erogato. Pensavo fosse finita lì.
Nel 2020, però, ho ricevuto una raccomandata dal GSE che mi informava dell’avvio di un procedimento per l’annullamento in autotutela dell’incentivo ricevuto. Mi veniva attribuita la responsabilità di una truffa orchestrata dal tecnico, che aveva falsificato documenti, fatture, bonifici e certificati — tutto all’insaputa dei clienti. Ora lo Stato pretende la restituzione dell’intera somma, più le spese legali.
Mi chiedo: com’è possibile che nessuno abbia controllato le pratiche prima di erogare gli incentivi? È plausibile che il tecnico abbia agito da solo, senza alcuna complicità interna? Perché i cittadini devono pagare per errori e omissioni di altri?
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